Moto utilizzata: Bmw
GS 1200 R
Tappe: Palermo-Sciacca-Palermo
Nazioni visitate:
Italia
Regioni visitate:
Sicilia
Km percorsi: 210
Durata: mezza giornata
Oggi è stato il mio
onomastico e mi sono preso un bel giorno di ferie al lavoro. Mezza
giornata tutta mia..naturalmente on the road. Lasciata la bimba
all'asilo..sono tornato a casa e mi sono messo subito in moto ! Giornata
di sole meravigliosa. Un cielo limpido e chiaro. Dalla SS624 mi sono
diretto a Sciacca (AG) per visitare un luogo particolarmente bello e
suggestivo soprattutto per la storia di Filippo Bentivegna, artista
folle che ha dato vita al suo "Regno ed al Castello Incantato". Dopo
circa un'ora sono giunto a destinazione. Sono rimasto "incantato”,
meravigliato da questo luogo, immerso negli ulivi secolari. Un percorso
nell'arte folle del Bentivegna, con le sue teste scolpite nella roccia.
La cosa più bella è che ho avuto la fortuna di visitarlo da solo, unico
visitatore di oggi almeno sino alla mia partenza. Per capire meglio la
storia ed il genio dell'artista riporto di seguito un articolo tratto da
http://www.elapsus.it e scritto da Davide Mauro.Terminata la
visita attraverso la vecchia provinciale che porta ad Agrigento mi sono
fatto un giretto alla spiaggia Lumia a pochi km da Sciacca per un
bagnetto veloce in un'acqua limpida e cristallina. Per arrivarci occorre
fare un breve tragitto off-road non impegnativo ma molto bello. Sulla
spiaggia due bunker tedeschi della II° guerra mondiale, testimoni di una
passato ormai lontano. Da qui sono ritornato nel centro storico di
Sciacca per un breve giro in moto tra il Castello Luna e le belle chiese
della cittadina, per giungere in piazza dove ho fatto un piacevole sosta
per un buon panino prima di fare rientro a casa. Alla prossima
(testo ed articolo di Davide Mauro tratto da elapsus.it) Negli
anni Cinquanta un pittore svedese scelse Sciacca per soggiornare assieme
alla moglie in Sicilia. Trovando il paesaggio incantevole preparò tele e
pennelli per immortalare i volti contadini e i paesaggi bruciati dal
sole. Lavorò alacremente, finché soddisfatto dei risultati decise di
organizzare una mostra personale in un ex albergo del paese;
l’iniziativa rese il pittore piuttosto famoso, tanto da attirare
l’attenzione di artisti e uomini di cultura saccensi. Dopo aver stretto
amicizia con essi ebbe modo di parlare delle tradizioni siciliane, della
leggendaria Isola Ferdinandea, ma anche di un saccense ritenuto da tutti
un folle: un folle che ossessivamente scolpiva teste in pietra…
Affascinato da questo
racconto Lilieström volle conoscere di persona «Filippo delle teste»
andandolo a trovare nel suo podere conosciuto da tutti come il «Castello
incantato». Fattosi accompagnare da amici in comune, Filippo dopo
un’iniziale diffidenza aprì le porte del suo regno nominando lo
straniero «Dignitario di corte», ma solo dopo averlo fatto inginocchiare
al suo cospetto. Ma chi era mai quest’uomo che si credeva signore di un
regno incantato e si faceva chiamare «Eccellenza»?
Filippo Bentivegna era
uno dei tanti immigrati italiani che nel 1913 sbarcarono negli Stati
Uniti per cercare ventura, ma il viaggio oltreoceano lo rese un uomo
completamente diverso. Un brutto episodio mutò per sempre il suo
destino, uno di quegli episodi che nessuno sarà mai in grado di chiarire
veramente: se fu un semplice litigio o una vendetta d’amore, a fargli
subire un brutto colpo in testa che lo tramortì per giorni. Da allora
infatti Filippo cominciò a comportarsi in modo strano, parve non
ragionare più: per questo motivo venne rifiutato da tutti come
lavoratore e dovette tornare in patria dove subì anche un processo per
diserzione - è il 1919 e la Grande Guerra era appena finita - subendo
una condanna a tre anni di reclusione. Prima di scontare la pena una
commissione sanitaria dichiarò che il soggetto era da considerarsi
“mentalmente infermo”, per questa ragione fu poi lasciato libero. Grazie
ai soldi accumulati decise di acquistare un podere poco fuori Sciacca
dove scelse di vivere lontano dalla gente, ma soprattutto lontano da
coloro che gli avrebbero impedito di portare avanti la sua missione:
scolpire. Iniziò a scolpire teste d’ogni dimensione, utilizzando tutte
le pietre del suo podere e quando terminarono scavò delle gallerie per
estrarle. Con esse realizzò personaggi famosi come: Garibaldi,
Mussolini, Pirandello, Dante, Mazzini e molti altri...
Seguendo i racconti
appassionati di Filippo, Lilieström comprese che quell’uomo dai modi
rudi, con uno strano accento siculo/italo-americano a tratti
incomprensibile, privo di qualsiasi nozione artistica, possedeva l’estro
di un’arte primitiva non contaminata da convenzioni o scuole. In lui il
fluire creativo era un’esigenza di vita, un’espressione irrinunciabile
che genuinamente non inseguiva alcuna logica commerciale. Nel corso
degli anni infatti furono in tanti a chiedergli di poter acquistare una
delle sue teste, ma egli rispondeva tutte le volte: «Le mie teste non si
vendono!»
Lilieström lo convinse
ad organizzare la sua prima mostra all’ex albergo di Sciacca. Ma i
risultati furono assai diversi dalle attese perché la mostra fu un
completo insuccesso. D’altronde come potevano i saccensi concepire
l’arte di un uomo ritenuto da tutti il «pazzo del paese», da sempre
oggetto di sberleffi e canzonature di adulti e fanciulli? Eppure quella
mostra mutò l’interesse della stampa verso questo insolito personaggio:
giunsero sempre più spesso giornalisti e curiosi ad intervistare lo
scultore di teste. E, seppur oggetto di attenzioni, l’anziano signore
non modificò il suo modo d’essere, sempre incline tra la scultura e
l’amore verso i suoi cani.
Teste scolpite in
bassorilievo all'ingresso di una caverna del Giardino Incantato
Dopo la sua morte
avvenuta nel 1967, giunse al Castello incantato un amico del famoso
pittore e teorico dell’Art Brut Jean Dubuffet. Questi, dopo aver visto
le migliaia di sculture si fece consegnare dai parenti dell’artista due
teste che regalò a Dubuffet e che oggi risiedono presso il Museo
dell'Art Brut di Losanna. Così Dubuffet dopo aver apprezzato l’estro di
Bentivegna lo inserì nell’elenco degli artisti dell’Art Brut: artisti
autodidatti, folli ed emarginati che mostravano un’originale attitudine
per l’arte e le sue forme espressive.
Oggi il ricordo di
«Filippo delle teste» è confinato nelle memorie di qualche anziano che
lo conobbe in vita e all’interno del Castello Incantato, dove è
possibile vedere una parte delle innumerevoli teste, essendo alcune di
esse perdute o trafugate. Eppure l’arte di Bentivegna ha influenzato
altri artisti: un giovane scultore italiano in una spiaggia di Sciacca
ha realizzato una serie di teste in pietra calcarea seguendo l’estro del
saccense. Ma c’è di più, la sua storia è stata musicata dal gruppo rock
italiano Virginiana Miller nel brano Bentivegna.
La vecchia ed umile
abitazione dell'artista. Tra le pareti è possibile vedere dipinti i
grattacieli americani, ricordo del suo passato da emigrato.
Ma la sua arte così
arcana ed impenetrabile, desta più di un interrogativo. Per quale
ragione Filippo scolpiva solo teste? Perché nessuna di esse esprimeva
gioia e serenità? Per lui quelle teste rappresentavano davvero i sudditi
del suo regno incantato? Un giorno un giornalista gli pose la domanda:
«Perché scavate nella pietra?» e lui: «Cerco la Grande Madre... Dentro
la terra è il seme dell'uomo». Forse proprio in questa risposta si
nasconde l’essenza impenetrabile della sua ricerca…
(testo ed articolo di Davide Mauro tratto da elapsus.it)
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o chiami il numero 3286183426. Non si accettano “SMANETTONI”
Lamps siculi
Francesco
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