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Moto utilizzata:
4 moto
Nazioni visitate:
Italia
Regioni visitate:
Sicilia
Km percorsi: 180
Durata: una giornata
Quest’anno la stagione motociclistica è
cominciata nella mia terra, la Sicilia. Una meravigliosa, splendida
giornata di sole mi accoglie al risveglio con tutto il suo calore, i
mille profumi, i colori di un inverno che non c’è. Faccio colazione con
calma per poi recarmi nella città di Palermo per ritirare la moto che
gentilmente un amico mi presta.
Un caffè insieme e poi via all’appuntamento per questa prima
avventura on the road del 2022. Oggi mi faranno compagnia alcuni
motociclisti conosciuti per caso la settimana prima. Lasciamo la città
per dirigerci verso Alfofonte. La SP5 si inerpica verso Monte Leonardo
regalando una bellissima veduta sul Lago di Piana degli Albanesi.
Ovunque è un’esplosione di verde e di giallo dei fiori di acetosella che
crescono un pò ovunque. L’aria è frizzante, dolce, basta aprire la
visiera del casco per inebriarsi del profumo di Sicilia !
Una breve sosta per qualche foto
e poi si continua sulla SP102 in direzione di San Cipirrello. Il manto
stradale è in condizioni pietose ma il panorama è superbo. Ad ogni curva
regala scorci indimenticabili. Attaverso la strada provinciale 71
giungiamo al Borgo Borzellino. Si tratta di uno dei tanti borghi
costruiti nel periodo fascista intorno al 1940 che dovevano rilanciare
il meridione attraverso l’agricoltura. Fu terminato nel 1955 ma non
venne mai abitato, sia perchè progettato male e sia perchè lontano ormai
dai canoni del progresso di quel periodo. Oggi è un borgo fantasma, dove
vanno a pascolare le pecore e dove basta stare un pò in silenzio per
sentire il cigolio di porte e finestre mosse dal vento. Riprendiamo le
moto e percorrendo la SP20 ed SP 106 ci dirigiamo verso Poggioreale. Un
tratto della strada a causa delle piogge dei giorni scorsi è
completamente invaso dal fango e facciamo veramente fatica ad
attraversarlo. Poco dopo nei
pressi di Calatrasi giungiamo all’omonimo ponte. Il ponte Calatrasi o
Ponte del Diavolo risale al 1162
e rappresenta uno degli esempi meglio conservati dell’architettura
saracena della zona. Il ponte consente l’attraversamento del fiume
Belice per giungere alle rovine del vecchio mulino. Sul ponte si narra
una leggenda. Venne costruito
dagli spiriti, chiamati Fati. Fu costruito di fretta e furia in una
notte senza la possibilità di costruire le ringhiere. Si dice che in più
occasioni gli abitanti hanno cercato di costruire dei parapetti, ma in
ogni occasione i fati o, secondo altri, i diavoli, li hanno abbattuti. A
causa delle piogge abbondanti dei giorni scorsi il volume dell’acqua è
veramente notevole e rende ancora più suggestiva la nostra visita.
Si è fatto ora di pranzo così ci dirigiamo verso il paese di
Poggioreale. Qui in un piccolo bar gestito da una signora gentilissima
mangiamo un panino lasciandoci crogiolare al sole. Un caffè prima di
partire e dopo pochi chilometri giungiamo alle ruderi della vecchia
Poggioreale. Considerato uno dei più pittoreschi borghi fantasma
d'Italia, è un centro antichissimo che venne distrutto dal drammatico
terremoto del Belice del 1968, un disastro che coinvolse tanti altri
paesi nelle vicinanze. Proprio 54 anni fa
la sera del 14 Gennaio
del 1968 il terremoto pose fine alla storia centenaria di questo borgo.
Del nucleo originario oggi rimangono
solo le suggestive rovine che
ancora oggi continuano ad affascinare tutti i visitatori. Tra edifici
senza tetto, case dalle facciate colorate, soffitti crollati e ricoperti
di vegetazione, una passeggiata nel vecchio borgo di Poggioreale è come
un viaggio indietro nel tempo, un fermo immagine dove tutto sembra
essere rimasto come doveva essere quel 14 gennaio del 1968. Qualcuno ha
lasciato un mazzo di fiori nel cancello d’ingresso principale alle
rovine. Pochi chilometri separano la vecchia Poggiorreale dalla vecchia
Gibellina. Qui sorge il cretto di Burri o cretto di Gibellina, opera
realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui
sorgeva la città vecchia di Gibellina, completamente distrutta nel 1968
dal terremoto del Belice. La potenza del terremoto distrusse
completamente la città e nella mente del sindaco di quel tempo Ludovico
Corrao, nacque la voglia di
rinascita e riscatto. Questo attraverso l’arte che potesse dare alla
città una nuova vita. Numerosi furoni
gli artisti che vennero in città a titolo gratuito e tra questi spiccò
il nome di Burri. «Andammo a Gibellina con l'architetto Zanmatti, il
quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando
andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi
ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro,
dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi
a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da
piangere e subito mi venne l'idea: ecco, io qui sento che potrei fare
qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un
problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un
immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di
quest'avvenimento.» (Alberto Burri, 1995). Burri progettò un gigantesco
monumento che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città: esso
infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, ora
cementificate dall'opera di Burri. I blocchi furono
realizzati accumulando e
ingabbiando le macerie degli stessi edifici.
Salendo su uno dei blocchi è
possibile ammirare l’opera in tutta la sua interezza. Si prova una certa
emozione nel pensare che li ci sia una città, con la sua storia, la sua
gente, le sue vie. Adesso solo un rumoroso silenzio mantiene vivo il
ricordo di Gibellina. Alla prossima.
Per chi
volesse partecipare alle nostre gite fuori porta fracharly2001@yahoo.it Non si accettano “SMANETTONI”
Lamps siculi
Francesco
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