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FOTO

01) 14 Gennaio 2022 - Borgo Borzellino, Ponte del Diavolo, Valle del Belice

 

 

Moto utilizzata:      4 moto


Nazioni visitate: Italia


Regioni visitate: Sicilia


Km percorsi: 180


Durata: una  giornata

 

Quest’anno la stagione motociclistica è cominciata nella mia terra, la Sicilia. Una meravigliosa, splendida giornata di sole mi accoglie al risveglio con tutto il suo calore, i mille profumi, i colori di un inverno che non c’è. Faccio colazione con calma per poi recarmi nella città di Palermo per ritirare la moto che gentilmente un amico mi presta.  Un caffè insieme e poi via all’appuntamento per questa prima avventura on the road del 2022. Oggi mi faranno compagnia alcuni motociclisti conosciuti per caso la settimana prima. Lasciamo la città per dirigerci verso Alfofonte. La SP5 si inerpica verso Monte Leonardo regalando una bellissima veduta sul Lago di Piana degli Albanesi. Ovunque è un’esplosione di verde e di giallo dei fiori di acetosella che crescono un pò ovunque. L’aria è frizzante, dolce, basta aprire la visiera del casco per inebriarsi del profumo di Sicilia !  Una breve sosta per qualche foto e poi si continua sulla SP102 in direzione di San Cipirrello. Il manto stradale è in condizioni pietose ma il panorama è superbo. Ad ogni curva regala scorci indimenticabili. Attaverso la strada provinciale 71 giungiamo al Borgo Borzellino. Si tratta di uno dei tanti borghi costruiti nel periodo fascista intorno al 1940 che dovevano rilanciare il meridione attraverso l’agricoltura. Fu terminato nel 1955 ma non venne mai abitato, sia perchè progettato male e sia perchè lontano ormai dai canoni del progresso di quel periodo. Oggi è un borgo fantasma, dove vanno a pascolare le pecore e dove basta stare un pò in silenzio per sentire il cigolio di porte e finestre mosse dal vento. Riprendiamo le moto e percorrendo la SP20 ed SP 106 ci dirigiamo verso Poggioreale. Un tratto della strada a causa delle piogge dei giorni scorsi è completamente invaso dal fango e facciamo veramente fatica ad attraversarlo.  Poco dopo nei pressi di Calatrasi giungiamo all’omonimo ponte. Il ponte Calatrasi o Ponte del Diavolo  risale al 1162 e rappresenta uno degli esempi meglio conservati dell’architettura saracena della zona. Il ponte consente l’attraversamento del fiume Belice per giungere alle rovine del vecchio mulino. Sul ponte si narra una leggenda. Venne  costruito dagli spiriti, chiamati Fati. Fu costruito di fretta e furia in una notte senza la possibilità di costruire le ringhiere. Si dice che in più occasioni gli abitanti hanno cercato di costruire dei parapetti, ma in ogni occasione i fati o, secondo altri, i diavoli, li hanno abbattuti. A causa delle piogge abbondanti dei giorni scorsi il volume dell’acqua è veramente notevole e rende ancora più suggestiva la nostra visita.  Si è fatto ora di pranzo così ci dirigiamo verso il paese di Poggioreale. Qui in un piccolo bar gestito da una signora gentilissima mangiamo un panino lasciandoci crogiolare al sole. Un caffè prima di partire e dopo pochi chilometri giungiamo alle ruderi della vecchia Poggioreale. Considerato uno dei più pittoreschi borghi fantasma d'Italia, è un centro antichissimo che venne distrutto dal drammatico terremoto del Belice del 1968, un disastro che coinvolse tanti altri paesi nelle vicinanze. Proprio 54 anni fa  la sera del  14 Gennaio del 1968 il terremoto pose fine alla storia centenaria di questo borgo. Del nucleo originario oggi   rimangono solo  le suggestive rovine che ancora oggi continuano ad affascinare tutti i visitatori. Tra edifici senza tetto, case dalle facciate colorate, soffitti crollati e ricoperti di vegetazione, una passeggiata nel vecchio borgo di Poggioreale è come un viaggio indietro nel tempo, un fermo immagine dove tutto sembra essere rimasto come doveva essere quel 14 gennaio del 1968. Qualcuno ha lasciato un mazzo di fiori nel cancello d’ingresso principale alle rovine. Pochi chilometri separano la vecchia Poggiorreale dalla vecchia Gibellina. Qui sorge il cretto di Burri o cretto di Gibellina, opera realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui sorgeva la città vecchia di Gibellina, completamente distrutta nel 1968 dal terremoto del Belice. La potenza del terremoto distrusse completamente la città e nella mente del sindaco di quel tempo Ludovico Corrao,  nacque la voglia di rinascita e riscatto. Questo attraverso l’arte che potesse dare alla città una nuova vita. Numerosi  furoni gli artisti che vennero in città a titolo gratuito e tra questi spiccò il nome di Burri. «Andammo a Gibellina con l'architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l'idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest'avvenimento.» (Alberto Burri, 1995). Burri progettò un gigantesco monumento che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città: esso infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, ora cementificate dall'opera di Burri. I blocchi furono  realizzati accumulando e ingabbiando le macerie degli stessi edifici.  Salendo su uno dei blocchi è possibile ammirare l’opera in tutta la sua interezza. Si prova una certa emozione nel pensare che li ci sia una città, con la sua storia, la sua gente, le sue vie. Adesso solo un rumoroso silenzio mantiene vivo il ricordo di Gibellina. Alla prossima.   

 

 

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Francesco